Ora di grammatica… il volti si fanno tesi… ho studiato abbasta le regole? Poi la noia… ore e ore di regole, analisi (grammaticale e logica)… ortografia… strumenti di ordinaria “tortura” messi lì nel programma, proprio apposta per vessare i poveri alunni, a cui non basta dover imparare storia, geografia e scienze… anche l’onere di mandare a memoria tutte queste regole… regole che, francamente, nessuno tra i ragazzi sa a cosa servano, o, nel migliore dei casi, qualcuno di loro intuisce un vago collegamento al miglioramento delle abilità linguistiche… molto vago però…
Ora di grammatica… il volto dell’insegnante si fa teso… avranno studiato abbastanza le regole? Tra impegni burocratici, invalsi, riunioni e formazioni non sempre pertinenti, l’insegnante di italiano si trova davanti un’impresa titanica: cercare di far digerire (“piacere” sarebbe troppo) a quegli alunni dalle facce tese/annoiate una materia normalmente odiata… sì, perché la grammatica a qualcosa servirà… l’insegnante vede quali sono le difficoltà nella scrittura (per non parlare dell’eloquio)… e poi, lì, in prima, seconda, terza e ultima fila ci sono loro, i bimbi arrivati da ogni parte del mondo, che durante l’ora di grammatica hanno lo sguardo “perso”… sì perché loro la stanno ancora imparando la lingua italiana… come fanno a capire concetti come “complemento, preposizione, subordinata ecc”?!
Queste le scene ricorrenti nella nostra scuola, dove impavidi insegnanti (quelli bravi) giorno dopo giorno cercano strumenti, strategie, attività per rendere viva la grammatica….
Ma facciamo un passo indietro: cos’è la grammatica? Come molte cose ormai “di fatto” della scuola, le si subisce passivamente senza farsi domande… ma, qual è il suo scopo? No… “strumento ordinario di tortura”… non vale… Proviamo a parlare di “grammatica” e di “linguistica”…
Innanzitutto diciamo che nessuno di noi ha avuto bisogno di un manuale di grammatica per imparare la lingua italiana: gli studi ci dicono che già a 48 mesi i bambini possiedono le strutture di base della lingua madre! In altre parole in pochi anni il bambino costruisce la propria competenza linguistica…
Il nostro approccio con la grammatica inizia, invece, in fase scolastica: tale materia è lo strumento per categorizzare e prendere coscienza dei meccanismi sui quali la lingua, che già conosciamo e sappiamo usare, si organizza.
In altre parole il ruolo della grammatica è di osservare le regolarità di una lingua. Essa, infatti, non ha (o non dovrebbe avere) un’accezione normativa! (Questo andrebbe spiegato a molti insegnanti…) Sul perché sia avvenuto questo slittamento tra funzione descrittiva a normativa, il discorso è complesso… bisognerebbe risalire a modelli formativi ed educativi risalenti a quasi due secoli fa… ad una scuola certamente diversa, mai quanto diversa è la nostra società da quella di quei tempi!
Ma torniamo ad oggi: la grammatica serve per “conoscere” e “scoprire” una delle abilità innate più stupefacenti del nostro essere umani! Ogni insegnamento di questa materia dovrebbe perciò andare verso questa direzione: stupore, interesse, scoperta!
Pensiamo alla nostra straordinaria capacità di coniugare correttamente i verbi (è vero, a volte li sbagliamo, ma, attenzione, l’errore spesso nasconde una nuova evoluzione della lingua…) Io dico per quell’epoca avrò ristrutturato la casa da molto tempo e, per dirlo, non ho bisogno di ragionare in grammatichese “uso del futuro anteriore per esprimere un’anteriorità che si esprime come un passato nel futuro”… pronuncio o scrivo la frase semplicemente grazie alla mia competenza linguistica!
Un altro esempio interessante è l’uso delle preposizioni… Ciascuna preposizione è dotata di tratti semantici autonomi avendo però allo stesso tempo una funzione “relazionale”: in altre parole la comprensione di una preposizione dipenderà cioè anche dal significato degli elementi a cui è collegata: il significato di “di” è diverso se dico la casa di Maria (specificazione/possesso) oppure il bracciale di legno (materia). Pensate che secondo alcune grammatiche la preposizione “di” può avere 18 funzioni (introdurre un argomento, un paragone, un’origine ecc.)
Evidentemente se non sapessi usare la preposizione “di” come competenza linguistica, di certo non la potrei imparare con le lezioni di grammatica dedicate a questo argomento!
La maggior parte degli insegnanti, quelli bravi, con cui ci siamo confrontati negli ultimi anni riportano la fatica di insegnare questa materia, del senso di frustrazione e di impotenza di fronte a qualcosa che va insegnato, senza avere gli strumenti adatti… soprattutto in presenza dei bambini stranieri (in alcune classi numericamente maggiori rispetto agli italofoni) e di varie difficoltà linguistiche, dovute a disabilità, diagnosi di DSA e a tutti quei casi, in crescita, non “definibili” in modo ciaro.
Ecco che il METODO MA.VI.® può essere una proposta valida da affiancare all’ordinario insegnamento della grammatica: si tratta di un metodo di visualizzazione dei meccanismi di coesione testuale (sia a un piano morfologico che a uno testuale).
È un metodo educativo per mostrare gli aspetti grammaticali spiegati; è coinvolgente, nel senso che, una volta compreso il meccanismo, gli alunni possono divertirsi a trovare loro stessi le corrispondenze; migliora la competenza linguistica di tutti (alunni senza o con difficoltà linguistiche di varia natura), sviluppando competenze metalinguistiche e aiutando i ragazzi a porsi in modo critico e ragionato sulla lingua.
E’ un metodo efficace, frutto dell’esperienza sul campo di insegnanti, pedagogisti, linguisti ed educatori che da anni lo usano, e che spesso aiuta a sistematizzare le singole esperienze già in opera grazie all’ingegno di molti insegnanti.
I risultati ci sono: i bambini non solo migliorano, ma ci prendono gusto, scoprono il piacere della grammatica, divertendosi…
Ora di grammatica: i volti sono più rilassati… oggi c’è la lezione con i MA.VI…. accendiamo la LIM, prendiamo i pennarelli… anche Mohamed ha capito… ora tocca a lui…
Ora di grammatica: l’insegnante ha preparato un testo su cui marcare le preposizioni… ha già in mente un gioco a squadre… i ragazzi si divertiranno… e i bimbi stranieri di prima, seconda, terza e ultima fila comprenderanno meglio la grammatica italiana…
Auguriamo a tutti gli insegnanti di italiano di vivere un’esperienza così….
Emanuela Valenzano