Apprendimento della lettura: riflessioni neurolinguistiche

In molti si occupano di insegnamento della lettura o di educazione ad essa. In pochi conoscono però il reale funzionamento della mente del lettore oppure come, dal punto di vista neurologico, queste competenze vengano acquisite.

Le neuroscienze, che si occupano dell’osservazione, della localizzazione e del funzionamento delle facoltà mentali, hanno dato la possibilità di comprendere meglio processi e funzioni che fino a pochi decenni fa si potevano solo immaginare ed ipotizzare.

Ecco alcuni punti interessanti per il nostro lavoro…

Non si legge solo con gli occhi, ma con la mente (la quale mette in atto due vie contemporaneamente)

Durante la lettura gli occhi compiono un’azione estremamente complessa per coordinamento e focalizzazione, al fine di identificare tratti che costituiscono lettere, sillabe, prefissi, suffissi, parole. Ma dopo (e durante) cosa succede? Cosa fa il cervello? Se leggo parole in una lingua che non conosco potrò individuare dei grafemi, forse delle parole (se sono divise tra loro) ma il mio cervello si fermerà lì. Se invece leggo una parola in una lingua che conosco, ecco che il cervello (i neuroni deputati alla lettura) entra in azione con… ben due vie parallele!

La prima via è quella fonologica: il mio cervello converte i grafemi in suoni e compone la parola, riconoscendone il significato. Parallelamente però si attiva anche la via lessicale, che riconosce la parola nel suo insieme, ripescandone il significato.

Queste due vie sono sempre presenti, anche se nel bambino alle prese con l’apprendimento della lettura prevarrà la via fonologica, mentre nel lettore esperto, quella lessicale.

Facciamo qualche esempio per capire meglio… provate a leggere questi elenchi di parole:

  1. ammaliare, favellare, gaglioffo, granciporro, lapalissiano, luculliano, mentecatto, peripatetico, pleonastico, procrastinare, precipitevolissimevolmente
  2. docaro, tapaci, cinama, reduve, vranorma, rodazza, binamba, diminio, arezzama,forconto, canimedo, locostato,tacipaca
  3. cosa, anno, uomo, giorno, volta, casa, parte, vita, tempo, donna, mano, occhio, ora, signore
    paese, scuola, maestra

Cosa vi è successo? Nel primo gruppo di parole, a bassa frequenza (cioè poco conosciute) il vostro cervello ha privilegiato la via fonologica, accedendo alla via semantica con maggiore difficoltà. Nel secondo caso è stato possibile attivare solo la via fonologica: le parole non hanno significato in lingua italiana e quindi la via lessicale era bloccata (forse qualcuno ha letto cinema al posto di cinama? A volte il cervello cerca di “aggiustare” le cose). Nel terzo gruppo di parole ha invece prevalso la via lessicale, essendo parole ad alta frequenza che il nostro cervello è ormai abituato a riconoscere “al volo”.

Non esistono i neuroni della lettura, ma il cervello si adatta “reciclando” alcune parti

Osservando il cervello si è capito che “non siamo nati per leggere”… nel senso che il cervello non è dotato alla nascita delle strutture che permettano di apprendere la lettoscrittura in modo naturale e senza sforzo, come siamo in grado di parlare o camminare. Il cervello deve letteralmente reciclare alcuni neuroni (anzi molti) per dedicarli alla lettura. Questo implica sforzo, perché, come sappiamo, l’azione di modifica dei circuiti neuronali (un vero e proprio “brancolamento” cerebrale) è fonte di fatica…

Il bambino non inizia a leggere e scrive in prima primaria.

Le neuroscienze hanno confermato le teorie, datate anni ’70 di E. Ferreiro e A. Teberosky, due linguiste, che armate di cartelloni, fogli e penne (in assenza di tecnologie più avanzate), avevano intuito, sperimentato e verificato in che modo i bambini imparino a leggere. Tutte le ricerche successive hanno confermato questa impostazione teorica, che ancora ad oggi è alla base del nostro sapere sull’apprendimento della lettura.

Secondo questa teoria i bambini passano alcune fasi che li portano a fare ipotesi, poi verificate, su come funzioni la lettoscrittura. Al centro di questo percorso è il riconoscimento fonema-grafema, la “chiave” che permetterà al bambino di scoprire i segreti della lingua scritta. Questo avviene per la maggior parte dei bambini all’inizio della scuola primaria, ma può essere raggiunto anche durante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Prima di questa fase, chiamata fonetico/alfabetica sono presenti almeno altre due fasi: quella presillabica (2-3anni) e sillabica (4-5 anni).

Nella prima, il bambino distingue tra disegno e scrittura, è la fase degli scarabocchi e della riproduzione di alcune lettere. Successivamente il bambino fa corrispondere una sillaba a ogni grafema. La sillaba, infatti, costituisce l’unità sub-lessicale più semplice da identificare. Il bambino comincia cioè ad analizzare le parole in suoni (al momento ancora raggruppati in gruppi sillabici, più facili da pronunciare).

Raggiunta la fase fonetico-alfabetica il bambino è pronto per imbattersi nell’ortografia, una serie di regole convenzionali che permettono la scrittura di 30 suoni (quelli della lingua italiana) con 21 caratteri (l’alfabeto). Qui le cose si complicano un po’, perché le regole ortografiche sono tutt’altro che intuitive…

Gli studi ci dicono che ogni fase ha una firma neuronale, nel senso che il cervello si modifica progressivamente andando verso l’organizzazione ottimale alle lettoscrittura.

Per i fans del metodo globale: il metodo globale non esiste (neurolinguisticamente parlando)

La neurolinguistica, avendo confutato l’apprendimento della lingua per via fonologica, ha dimostrato che non solo l’approccio globale non corrisponde a nessuna delle tappe effettivamente passate dal bambino , ma che anzi, può essere addirittura dannosa, sviando il bambino dal percorso intrapreso. Non ci sono scorciatoie: la strada tracciata dalla nostra evoluzione non permette altri percorsi se non quello fonologico!

Quali le conseguenze di tutto ciò?

Educare alla lettura significa intervenire a livello fonologico e metafonologico, rispettando le tappe di acquisizione e fornendo strumenti che facilitino il passaggio alla successiva tappa, permettendo un apprendimento neurologicamente corretto, efficace ed efficiente!

Bibliografia

Dahaene s., I neuroni della lettura, Raffaello Cortina Editore, Milano 2007

Ferreiro E., Teberosky a., La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti Barbera, Firenze 1985

Emanuela Valenzano

Pubblicato da Maria Michela Sebastiani

Pedagogista, titolare dello Centro Pedagogico Linguistico di Torino

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